In un'abitazione di Caldarola (MC) è stato trovato un vecchio scritto teatrale completo dal titolo “Il Conte di Calatrava”. Si tratta di un dramma sentimentale in cinque atti in prosa, ambientato in un villaggio “posto fra monti e dirupi” della Spagna. La vicenda sentimentale si svolge presumibilmente nei secoli XVII - XVIII nel dominio di Santo Stefano.
Protagonisti sono: don Pancho conte di Calatrava, notabile della Corte spagnola ritiratosi a vita solitaria, Loisa e Giuliano una coppia di giovani sposi cacciati dall'entourage del Re perché ingiustamente accusati di trame.
Per cercare di comprendere dobbiamo vedere cosa s'intende oggi per “Calatrava”.
Calatrava è un'antica piazzaforte spagnola situata nella comunità autonoma di Castiglia - La Mancia, corrispondente all'attuale cittadina di Carrión de Calatrava.
In questa città, nel 1158, l'abate cistercense San Raimondo de Fitero, cui Sancio III, Re di Castiglia, aveva affidato la difesa della roccaforte dai Mori, fondò l'Ordine dei Cavalieri di Calatrava, il più antico ordine religioso-cavalleresco spagnolo. Questa casta era divisa in due rami, uno composto di religiosi, l'altro di militari e diretta da un gran maestro, carica divenuta in seguito ereditaria. L'ordine, soppresso nel 1931 dal governo repubblicano, fu poi ripristinato.
Calatrava è anche il secondo nome di altri dodici comuni spagnoli. Santiago Calatrava invece è l'architetto spagnolo che ha progettato il ponte della Costituzione sul Canal Grande a Venezia.
Gli unici riferimenti trovati sul Conte di Calatrava, riguardano un Marchese di Calatrava, personaggio de “La Forza del Destino”, melodramma in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave, tratto da "Don Alvàro o la Fuerza del Sino" (1835) di Angel de Saavedra (noto con lo pseudonimo di Duca di Rivas), musicato da Giuseppe Verdi.
Autrice dell'opera potrebbe essere stata Zama Pignotti, la nobildonna che l'ha ricopiata nel 1855, ma non è voluta comparire.
Da quando hanno consentito di appurare le laboriose ricerche fin qui condotte, l'opera sarebbe inedita, vale a dire che non è stata mai rappresentata, non è censita nelle principali banche dati di opere teatrali italiane e non è conosciuta.
Sono in corso accertamenti per sapere se si tratta di una copia di qualche rappresentazione del '500 - '600 oppure di un'opera teatrale originale della fine del Settecento - primi Ottocento.
È ben accetto chi vorrà collaborare alle ricerche fornendo qualche notizia, anche indiretta, per chiarire il mistero di questo interessante manoscritto, scrivendo alla Redazione di Teatro.Org.